Adorazione - Paolo VI

ADORAZIONE  EUCARISTICA  DI  MEZZA  ESTATE…

Pensieri di meditazione tratti dagli scritti del beato papa Paolo VI

 

“Siamo chiamati a vivere tempi terribili e meravigliosi”.

 

“E’ bene sottolineare questo: per la Chiesa, la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni”.

 

“Immersi nella vita non siamo sperduti o naufraghi, ma testimoni sereni e forti di una luce vigilare e notturna: la fede nel tempo presente, aperta al giorno che non conosce tramonto!”.

 

“Non basta lavorare per il successo personale. Ogni uomo oggi è responsabile di tutti gli altri uomini”.

 

“Il mondo esige e si aspetta da noi cristiani semplicità di vita, spirito di preghiera, carità verso tutti e specialmente verso i piccoli ed i poveri, ubbidienza e umiltà, distacco da noi stessi e rinuncia. Senza questo contrassegno di santità, la nostra parola difficilmente si aprirà la strada nel cuore dell’uomo del nostro tempo, ma rischia di essere vana e infeconda”.

 

“L’umiltà è lo spazio dell’amore”.

 

“La trasmissione del Vangelo da persona a persona, resta valida ed importante. Il Signore stesso l’ha praticata; come ad esempio attestano le conversazioni con Nicodemo, Zaccheo, la Samaritana, Simone, il fariseo e con altri; ed anche gli apostoli. C’è forse in fondo una forma diversa di esporre il Vangelo che trasmettere agli altri la propria esperienza di fede? Non dovrebbe accadere che l’urgenza di annunziare la Buona Novella a masse di uomini facesse dimenticare questa forma di annuncio mediante la quale la coscienza personale di un uomo è raggiunta, toccata da una parola del tutto straordinaria che egli riceve da un altro”.

 

“Signore, che hai avuto pietà per ogni sofferenza, rendi forte il mio spirito, sicuro il mio braccio nel curare gli ammalati, nel medicare i feriti, nel sorreggere gli straziati ed i morenti; ma conserva sensibile il mio animo al dolore altrui, gentile la mia parola, dolce il mio tratto, paziente la mia veglia. amen”.

 

“Non deve essere la violenza la regola per risolvere le contestazioni umane, ma la ragione e l’amore”.

 

“I laici che la loro vocazione specifica pone in mezzo al mondo ed alla guida dei più svariati compiti temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione. Il loro compito primario ed immediato è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti ed operanti nelle realtà del mondo. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, il modo di vivere la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realtà ed esplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e consapevoli di dover sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto più questa realtà, senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente spesso sconosciuta, si troveranno al servizio dell’edificazione del Regno di Dio, e quindi della salvezza in Gesù Cristo”.

 

“Il primo mezzo di evangelizzazione è la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, una vita fedele al Signore Gesù, una vita segnata dalla povertà, dalla gratuità, dalla libertà, una vita giustificata dalle ragioni della speranza”.

 

“Anche se il mondo si sentisse estraneo al cristianesimo, la Chiesa non può sentirsi estranea al mondo, qualunque sia l’atteggiamento del mondo verso la Chiesa”.

 

“La forza dell’evangelizzazione risulterà molto diminuita se coloro che annunziano il Vangelo sono divisi tra di loro da tante specie di rottura. Dobbiamo offrire ai fedeli di Cristo l’immagine non di uomini divisi e separati da litigi che non edificano affatto, ma di persone mature nella fede, capaci di ritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità”.

 

“La primordiale testimonianza della vita resta sempre insufficiente, perché anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata, esplicitata da un annuncio chiaro ed inequivocabile del Signore Gesù. La Buona Novella, proclamata dalla testimonianza di vita, dovrà dunque essere presto o tardi annunziata dalla parola di vita. Non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati”.

 

“Il cristianesimo non è facile, ma porta alla felicità se è vero e autentico”.

 

“Ci sono ordini apparenti che sono sostanziali disordini; come ci sono disordini apparenti che sono almeno ricerca di un più profondo ordine”.

 

“Per amare bisogna saper donare. E per donare, bisogna essere liberi dall’egoismo, bisogna avere il coraggio della povertà”.

 

“Dio è nostro Padre e di conseguenza noi siamo fratelli e sorelle. Solo se si immerge la propria vita in questa convinzione si riesce ad abbattere gli idoli del denaro e dell’egoismo e capire che la ricchezza o serve a fare del bene o è una maledizione per chi la possiede e per chi non la possiede.

Solo se siamo convinti che Dio è nostro Padre riusciamo a fare di una città, di un quartiere, di un paese una comunità.

Solo se Dio è mio Padre vedo nell’altro (qualunque sia il colore o della sua pelle o la cadenza del suo idioma) un fratello che ha fame come me, ha bisogno di lavorare come me: un fratello e non un concorrente da cacciare in fondo alla fila”.