Adorazione Dicembre 2019

Autore: Rettoria di San Grato
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TRACCIA  DI  RIFLESSIONE  PER  L’ADORAZIONE  EUCARISTICA

DEL  MESE  DI  DICEMBRE  2019

 

MESE  D'AVVENTO

 

I tre avventi

 

San Bernardo da Chiaravalle torna frequentemente sull’idea dei “tre avventi” di Cristo. Il primo è quello con il quale è entrato nel mondo, dopo aver ricevuto la natura umana nel seno della benedetta Vergine Maria. Il terzo è l’avvento che lo porterà nel mondo alla fine del tempo per giudicare i vivi ed i morti o piuttosto per rendere manifesto il giudizio che gli indifferenti hanno voluto far ricadere su se stessi rifiutando di accogliere il suo amore e la salvezza e che gli eletti hanno accettato dalle mani della sua misericordia.

Il primo avvento è quello nel quale egli viene a cercare ed a salvare ciò che era perduto. Il terzo Avvento è quello nel quale egli viene per trarci a sé. Il primo è una promessa; il terzo è il suo adempimento (…).

I tre avventi di Cristo sono la realizzazione completa della pasqua di Cristo. Ma finora abbiamo parlato esplicitamente soltanto del primo e del terzo. Il secondo è, in un certo senso, il più importante per noi. Il “secondo avvento”, per mezzo del quale Cristo è presente adesso nelle nostre anime, dipende dal nostro attuale riconoscimento della sua pasqua, il passaggio di Cristo attraverso il mondo, attraverso le nostre stesse vite.

Meditando l’avvento passato e l’avvento futuro, impariamo a riconoscere l’avvento presente, che si situa in ogni momento della nostra vita di pellegrini terreni. Raggiungiamo la consapevolezza del fatto che ogni momento del tempo è un momento di giudizio, che Cristo sta passando e che noi siamo giudicati dalla maggiore o minore coscienza di questo suo passaggio. Se ci uniamo a lui ci mettiamo in cammino, con lui verso il suo regno, il giudizio diventa salvezza per noi. Ma se lo trascuriamo e se lo lasciamo andare oltre, la nostra indifferenza diventa la nostra condanna.

La meditazione sul primo avvento ci dà la speranza nella promessa che ci è stata fatta. Il ricordo del terzo serve a tener vivo il timore di non essere in grado di vedere adempiuta questa promessa. Il secondo avvento, il presente, posto fra questi due termini estremi, diventa necessariamente un tempo di angoscia, un tempo di conflitto fra il timore e la gioia. Ma com’è salutare questa lotta, che termina nella salvezza e nella vittoria perché purifica il nostro intero essere!

L’avvento di mezzo, nonostante ciò, è il tempo più di consolazione che di sofferenza, se riflettiamo che anche in esso Cristo viene realmente a noi, ci dà realmente se stesso perché, nella speranza possediamo già il cielo.

“Questo secondo avvento è la via che noi percorriamo per passare dal primo al terzo. Nel primo, Cristo era la nostra redenzione, nell’ultimo ci apparirà come la nostra vita. In quello presente, mentre dormiamo nella nostra eredità, egli è il nostro riposo e la nostra consolazione” dice san Bernardo.

In questo “sonno” non c’è però nessuna idea di inattività. Indubbiamente può significare quiete, oscurità e vuoto per la nostra attività naturale. Ma in questa oscurità Dio viene a noi ed opera misteriosamente dentro di noi in spirito e verità, per far sì che il frutto della sua opera diventi manifesto nel terzo avvento, quando egli verrà in tutta la sua maestà ed in tutta la sua gloria.

Thomas Merton monaco benedettino trappista

 

 

Questo Natale non è stato come gli altri.

E ancora carico di significato. Come Maria, conserviamo tutte le cose che ci sono successe. Proseguiamo quella meditazione che lei iniziò nel suo cuore. Il significato, come una spada, ci trafigge. Il Verbo prende questa comunità di carne e di sangue per narrarsi qui, oggi.

Avevamo appena concluso il ritiro comunitario. C'erano state occasioni di riflessione ed occasioni di preghiera. Ciascuno, certamente, aveva preso qualche impegno.

Io non ne avevo altri che quello di Gesù: impegno d'amore fiducioso. Ogni giorno lo ricevo... lo prendo, lo mangio, lo bevo... Questo è il mio corpo, offerto per voi. Questo è il calice del mio sangue sparso per voi e per tutti. Sono risolutamente vivente di lui, in lui, con lui.

Siamo in situazione di epiclesi. Imparo molte cose; la scuola del servizio del Signore non conosce vacanze, men che meno a Natale. Il Bambino è il nostro maestro.

Imparo la Chiesa: questa grande felicità di esserne parte, racchiuso carnalmente in questo corpo che narra qui, ora, la presenza. Imparo la Chiesa: la vedo adorna come una sposa secondo il costume del suo sposo, il Servo sofferente.

Gli eventi ci hanno avvicinato immensamente, non hanno affatto cancellato le differenze. Ognuno ha vissuto questi eventi gravi. Ognuno li interpreta. Ognuno cerca di assumerli. E poi, c'è anche un "noi" che cammina, progredisce in grazia ed in sapienza.

Siamo spiazzati, condotti là dove non avremmo mai potuto andare nonostante tutta la nostra fede... E' grande il mistero della fede... della più tenera fedeltà. Sì, sono davvero commosso di essere membro di questo corpo, senza splendore né apparenza di bellezza.

In questi tempi è stato necessario imparare l'obbedienza insieme, senza pregiudizio per la coscienza di ciascuno. Imparo anche questo… Imparo che c'è innanzitutto la Chiesa, e noi siamo parte di questo corpo cristico. So che non siamo migliori, né degli eroi, né nulla davvero di straordinario. Ne ho la netta percezione, qui a Tibhirine.

E poi, c'è qualcosa di singolare nel nostro modo di essere Chiesa, di reagire agli eventi, di attenderli, di viverli. C'è una certa consapevolezza, come se fossimo responsabili non di qualcosa da fare, ma di qualcosa da essere, qui, come risposta di verità, risposta di amore. Un rimando all'eternità? Per certi aspetti.

E vedo che il nostro modo particolare di esistere tiene, dura e questo ci mantiene saldi.

I salmi: le parole dei salmi resistono, fanno corpo con la situazione di violenza, di angoscia, di menzogna e di ingiustizia. Sì, ci sono dei nemici. Non possiamo essere obbligati a dire troppo in fretta che li amiamo, senza offendere la memoria delle vittime il cui numero cresce ogni giorno.

"Dio santo! Dio forte! Vieni a salvarci! Vieni presto in nostro aiuto!".

E poi, si ricevono parole d'incoraggiamento, di consolazione, parole che fanno sperare; in questi casi, leggere la Scrittura è vitale. Contiene un significato. E da accogliere, da riconoscere. Da riconosciuta si compie: Tu che vieni! Ed eccoci carichi di significato. Si compie: amore in croce.

Questo Signore è legato a Maria. "Io passerò oltre incolume!" (Salmo 140, 10). Solitudine filiale e fraterna accanto alla Madre. Missione difficile. Pesa su di uno e su ciascuno.

Ed ecco, torna Natale. Se l'Emmanuele è nato di notte, non è forse per nascere in tutte le notti?

dagli scritti dei beati Monaci martiri a Tibhirine