Bibbia e poeta Rilke

 

Rettoria San Grato vescovo Malanghero (To)

 

Schema per l’adorazione del mese di luglio 2023 mese del… caldo!

 

 

“Chi ascolta me, dice il Signore, vivrà in pace”.

Proverbi 1, 13

 

Riprendiamo la preghiera su pericopi della Sacra Scrittura e iniziamo il libro dei Proverbi e partiamo da questa breve citazione molto eloquente: chi di noi, infatti, non desidera la pace? Ma la pace, ce lo dimostrano pure le notizie del telegiornale, non cresce sugli alberi, non basta desiderarla, occorre la disponibilità a mettersi in ascolto, ogni giorno, di colui che è il “Principe della pace”.

 

“Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore e non aver a noia la sua correzione, perché i Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto”.

Proverbi 3, 11

 

Da sempre l’uomo si interroga sul modo di agire del Signore, sulla sua giustizia… Questa breve citazione esprime con sapienza popolare una possibile soluzione che parte da un altro punto di vista: Dio non è una guardia spietata e noi siamo i suoi figli prediletti e da lui tanto amati.

 

“Attieniti alla disciplina, non lasciarla, custodiscila, perché essa è la tua vita”.

Proverbi 4, 13

 

Un proverbio monastico afferma: custodisci la tua cella ed essa custodirà te.

Così è della disciplina da cui, lo ricordiamo sempre, deriva il termine discepolo: là dove infatti c’è poca disciplina c’è poco discepolato.

Una disciplina di vita mi permette di verificare quanto quelle che dico essere le mie priorità di vita siano vissute in modo autentico e sano. Mi chiedo e rifletto: di quale disciplina necessita la mia vita in questo momento?

 

“Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita”.

Proverbi 4, 23

 

Il cuore, lo si sente dire da tutti spesso, è la fonte di tutta la nostra vitalità, da tanti punti di vista (non solo medico e fisico) di conseguenza esso va curato, custodito, diretto, ascoltato. Curare la purezza della fonte infatti significa garantirsi un corso d’acqua pulito e non inquinato, capace di irrigare e dare vita.

 

“Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in orrore: occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente, cuore che trama progetti iniqui, piedi che corrono rapidi verso il male, falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli”.

Proverbi 6, 16-19

 

C’è proprio poco da dire e da aggiungere su queste righe senza rischiare di rovinare l’immediatezza e la chiarezza della Parola di Dio! Ottimo testo per l’esame di coscienza…

 

 

Per meditare e trasformare in preghiera:

dagli scritti del poeta Rainer Maria Rilke

(Praga 1875 - Svizzera 1926)

 

 

 

In fondo prendo sul serio le mie crisi depressive solo perché, tentando di capirle, in un secondo tempo riuscirò a capire anche quelle degli altri e potrò magari aiutarli nelle loro ore difficili. Tutte le volte che mi sento psicologicamente a terra, provo il desiderio di prestare aiuto, di mostrare agli altri la via per uscire dall’oscuro labirinto della loro anima, affinché possano risparmiarsi molte ore di infelicità. Ma per poter offrire chiarezza agli altri, devo prima far chiarezza in me stesso.

 

Anche la grandezza degli dèi dipende dalla loro precarietà, dal fatto che qualunque sia la dimora in cui li si custodisce, al sicuro lo sono soltanto nei nostri cuori.

 

Noi calcoliamo gli anni, stabiliamo qua e là dei termini, smettiamo, ricominciamo, esitiamo tra una frase e l’altra. Ma com’è monolitico quello che ci viene incontro, quale affinità esiste nel molteplice che ha generato se stesso, che cresce, che si educa; noi in fondo abbiamo solo da esistere, ma con semplicità, con insistenza, come esiste la terra, docile alle stagioni, chiara, scura, nello spazio, non richiedendo di posare se non nella rete degli influssi e di forze in cui le stelle si sentono sicure.

 

Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione ed ogni germe d’un sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione ed attendere con profonda umiltà e pazienza l’ora del parto di una nuova chiarezza: questo solo si chiama vivere nel comprendere come nel creare.

Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni son nulla. Essere uomini significa non calcolare e contare, ma maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate possa non venire. Perché l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia.

Io l’imparo ogni giorno, l’imparo tra dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto!