Adorazione Gennaio 2016

Autore: Rettoria di San Grato
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ADORAZIONE DEL MESE DI GENNAIO 2016

MESE DELLA PACE

 

          “Ora, Signore, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa resti per sempre e fa’ come hai detto”.

1Cronache 17, 23

 

          “Poiché tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servo l’intenzione di costruirgli una casa, per questo il tuo servo ha trovato l’ardire di pregare alla tua presenza”.

1Cronache 17, 25

 

          “Degnati dunque (Signore) di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché quanto tu, Signore, benedici, è sempre benedetto”.

1Cronache 17, 27

 

          Siamo qui, nella chiesa, nella “casa di Dio” come si diceva una volta, preghiamo per nostra comunità, chiediamo che il Signore la possa benedire, che possa dire bene di lei…
Ma ancora chiediamoci con profondità e sincerità: che cosa significa per me, per noi oggi, accogliere il Signore nella mia, nella nostra casa?
Il Natale con tutte le sue feste è passato, resta l’urgenza di accogliere il Signore nella mia, nella nostra vita in modo significativo e significante.

          Non viene riportato qui, per ragioni di spazio (ma si invita ad andarsi a cercare il testo sulla Bibbia), il testo di 1 Cronache 21, 1-17.
In queste poche righe c’è il “succo” dell’intero libro che stiamo leggendo: il peccato del re Davide che consiste nell’organizzare un censimento per valutare a quanto effettivamente ammonti il suo potere di uomini, di potenziali combattenti, di quanti beni e di quante riserve di cibo.
Davide dimenticava così che a capo del popolo di Israele c’è il Signore stesso, a lui solo tocca fare questi calcoli.
Il centro di questa pagine è al versetto 13 laddove si legge: “La misericordia del Signore è grande”.
E’ questa una delle pagine più drammatiche e al tempo stesso più gravida di speranza di tutta a Bibbia: per il peccato di uno (il re Davide) Dio si adira con tutto il suo popolo, ma poi per il pentimento di uno si placa e si manifesta come misericordia per tutti gli uomini della terra.
Ciascuno di noi in questo momento, senza fuggire andando a cercare qualcos’altro di più “innocuo” da leggere, è invitato a pensare alla propria vita: in che cosa (vale a dire in quali sicurezze umane) o meglio, in quali calcoli (più o meno economici), in quali riserve, in chi pongo la fiducia della mia vita, della mia esistenza?
Mettiamoci con coraggio e con verità davanti al Signore ed alla sua misericordia e contempliamo il suo amore per noi, ricordando che, come il re Davide, siamo qui in rappresentanza di tutti; sentiamoci pure addosso la necessità del buon esempio, la responsabilità delle persone che amiamo, di tutti gli uomini del mondo.

 

DAGLI SCRITTI DEI SETTE MONACI MARTIRI A TIBHIRINE

 

“Eccomi davanti a te, o mio Dio...

Eccomi, ricco di miserie e di povertà e di una debolezza senza nome.

Eccomi davanti a Te, che non sei che Amore e Misericordia”.

                                                                                 padre Bruno

 

“Che io trascorra il tempo che mi rimane a dirTi: grazie!”.

                                                              padre Amédée

 

“Non c’è vero amore per Dio senza acconsentire, senza riserve, alla morte”.

                                                                                   padre Jean-Pierre

 

Impegni del Ribat es-Salam

(un incontro di preghiera, di confronto e di scambio tra cristiani e musulmani organizzato dai monaci di Tibhirine)

 

          “Per concretizzare oggi una volontà di comunione:
1  facciamo memoria, giorno dopo giorno, del tema che scegliamo perché sia, tra un incontro e l'altro, il nostro legame di pace (Ribat es-Salam) nella preghiera, nel servizio e nella fedeltà reciproca;
2  lasciamoci interpellare, destabilizzare, arricchire dall'esistenza dell'altro; ascoltiamolo, cerchiamo di capire meglio la sua tradizione così come la proclama e di rispettarla così come la vive;
3  restiamo aperti a tutto ciò che ci rende prossimi al cammino della fede, condividendo la speranza di questa unità che Dio promette alle nostre differenze. Rivestiamoci della sua pazienza in questo cammino;
4  in questo spirito, preoccupiamoci di promuovere gruppi, per quanto modesti, di preghiera e di incontro tra uomini e donne sinceri e benevoli;
5  nelle nostre relazioni quotidiane prendiamo apertamente le parti dell'amore, del perdono, della comunione, contro l'odio, la vendetta, la violenza che ai nostri giorni colpiscono tutti. Entriamo così nell'atteggiamento del Dio di tenerezza e di misericordia che è con ogni uomo che soffre;
6  crediamo al dono della pace che ciascuno porta in sé, per sé, per l'altro, per il mondo intero.

          Impariamo a contemplarla al di là delle apparenze.

          Sia per noi sorgente di gioia, di fiducia e di perseveranza nel legame che ci unisce.

 

          “Ogni incontro è quello è con Dio, Gli chiedo di mancarne il meno possibile!”.

                                                                                                      fratel Henri

 

          “Non c'è più grande amore che dare la vita per i propri amici (Giovanni 15, 13).

          Meglio farlo prima, e per tutti, come Gesù.

          Così chi crederà di mettervi a morte non vi prenderà la vita; già prima, a sua insaputa, questo dono era stato concesso, a lui come agli altri.

          Hamid, uno dei giovani frequentatori della biblioteca della casbah animata da fratel Henri, ha potuto testimoniare: “Non gli hanno rubato la vita, l'aveva già donata!”.