III Comunicato

 

Carissime e carissimi,

         A tutti buona domenica, memoria settimanale della resurrezione di Cristo!

 

         Papa Francesco domenica passata ci ha confermato che questa sarà una "Pasqua a porte chiuse". Negli anni passati veniva distribuito un opuscolo per vivere i giorni del triduo; in questo anno le meditazioni (dal mercoledì santo alla domenica di Pasqua) ci verranno proposte di giorno in giorno sul sito. A questo proposito ringrazio a nome di tutti Davide che ha realizzato e gestisce questo importante strumento comunitario di comunicazione.

 

         Non stiamo facendo e non faremo cose strane. Qui e là laici, preti e persino vescovi stanno dicendo e facendo stranezze. Non sta a noi giudicare come le persone vivono ed esprimono la paura e l'angoscia, non sentiamoci i vip della spiritualità che guardano con sdegno gli altri...! Ascoltiamo invece le nostre paure, entriamo in dialogo sereno con esse: hanno molto da dirci su noi stessi, sulla nostra vita...

         Nella nostra comunità non sono previsti straordinari momenti di preghiera o particolari celebrazioni: non sarà certo uno "straordinario devozionale" a salvarci...! In questo momento vivere bene la quaresima, il triduo e la Pasqua sono le cose più importanti da fare, più importanti ancora del coronavirus che al massimo ci accoppa, ma non potrà mai toglierci la Vita.

         Non è il momento di formare le persone, è il tempo di averle formate; non nell'evento estemporaneo (oggi tanto di moda), ma nella quotidianità. Se tutto questo non è avvenuto negli anni passati ed alla nostra gente abbiamo offerto solamente devozioncine e calcetti, certo questo potrà e dovrà essere un argomento di riflessione ad epidemia terminata. In questo momento, sia a chi va in televisione come a tutti noi, viene chiesto uno stile di sobrietà: meno cose si dicono e meno si ha la possibilità di dire fesserie!

 

         Ho chiesto alle Autorità civili ed al nostro ospedale di Cirié se si può fare qualcosa a livello di volontariato; mi è stato risposto che serve personale altamente specializzato. Ci viene chiesto di stare in casa, al momento questa è la cosa più importante e più altruista.

 

         Continuo, tutte le sere, alle 20, 30, da solo ed a porte chiuse, come ci viene chiesto, a celebrare la messa per tutti voi chiedendo al Signore che vi dia forza per resistere nella serenità a questo momento difficile. Chiedo al Signore che ci aiuti e ci insegni a non sprecare questi momenti in cui la vita non è sospesa, ma semplicemente diversa. Prego per voi tutti i giorni, fate la stessa cosa l'uno per l'altro e per me.

 

         Grazie a tutti coloro che mi incoraggiano a proseguire questo "comunicato" che cerca di essere settimanale, diffondetelo il più possibile a tutte le persone della comunità perché al momento è il nostro unico collegamento.

 

         Sul tavolino solito al fondo della chiesa ci sono alcune copie della lettera pastorale del vescovo di Pinerolo, il libretto della caffettiera (che nel frattempo è risultato positivo ed è in ospedale, lo ricordiamo nella nostra preghiera), sul quale stiamo meditando in quaresima.

 

         A presto fratelli miei cari, quando sarà possibile ci abbracceremo con forza

don Dario Bernardo M. oblato benedettino

 

Una voce amica

 

         Avevo chiesto a suor Maria Silvia di predicarci la domenica 22 marzo, IV di quaresima. Non potendo parlarci, l'irriducibile suora, nella sua generosità, ci scrive il suo pensiero. Grazie sorella cara.

 

"Mi piace credere che convertirsi significhi immergersi nei rottami della propria vita lacerata, per ritrovare il fondo a partire dal quale tutto ridiventa possibile".

suor Anne Lécu domenicana

 

E’ una frase che ho letto in quarta di copertina di un libro di Anne Lécu, suora domenicana francese e medico in un carcere a Parigi. Frase che mi sembra essere in sintonia con il senso della quaresima. Quaresima un po’ strana, per noi, vista l’attuale situazione. Un tempo, un po’ “sospeso”, un deserto, non ci troviamo come cristiani insieme per celebrare l’eucarestia. "Ecco ora il tempo favorevole"? (liturgia del mercoledì delle ceneri). Se fosse questo nostro tempo storico un tempo favorevole? Sappiamo che Dio non lo troviamo solo dentro la chiesa di pietre. Nulla ci impedisce di ricercare la sua presenza e la sua Parola là dove ci troviamo. "I veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verità" abbiamo ascoltato da Gesù nel vangelo della scorsa domenica.

Il testo di oggi, nei suoi primi versetti, ci ricorda un po’ il testo del prologo: luce, testimonianza alla luce, le tenebre non lo hanno accolto.

“Passando vide un uomo” così inizia il brano di Giovanni al capitolo 9. Ogni volta che gli evangelisti vogliono raccontare una storia di vocazione iniziano con: "passando vide".

"Passando vide Levi", "Passando sul mare di Galilea vide i due fratelli figli di Zebedeo"... Cosa vorrà dirci Giovanni con: “Passando vide un uomo cieco dalla nascita”?

“Rabbi chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché nascesse cieco?” gli chiedono i sui discepoli. Lui spazza il campo della questione precisando che non c’è alcuna causa/effetto tra peccato e malattia. Non è Dio che manda malattie, disgrazie, o coronavirus, giusto per restare nell’attualità. E’ mai possibile che Dio si metta sempre di traverso alla nostra felicità?

“Nessuno ha peccato. Ma è perché si manifestassero in lui le opere di Dio”. Il Dio di Gesù Cristo è colui che da ogni male trae sempre un bene più grande, che vuole che nulla vada perduto, che libera i prigionieri ridona la vista ai ciechi (Lc 4, 18), che crea e ricrea l’uomo qualsiasi sia la sua condizione.

Dio si manifesta dentro le situazioni, anche le più strane. Ed è in questo tempo strano, in questa quaresima vissuta a distanza che Dio manifesterà la sua opera. Quale sarà? Lo scopriremo solo vivendo ognuno con la propria storia, la propria paura.

"Devo compiere le opere di colui che mi ha mandato… finché sono nel mondo sono la luce del mondo". Anche i suoi discepoli sono associati alla sua missione: "Compiere le opere di colui che mi ha mandato".

Il discepolo di Cristo è colui che cerca di stare dentro le situazioni, dentro il buio della vita perché si manifesti la luce, la positività di Dio, il suo disegno di salvezza, di Bene per la sua creatura. Siamo chiamati ad essere luce, non a fare luce. Non buonisti o faciloni, ma coloro che per la loro relazione con Cristo, sanno guardare oltre l’apparenza, oltre il “E’ sempre stato così”, “Non può cambiare”, instancabili cercatori di speranza, di libertà, di tempo ancora possibile, di bellezza, di fiducia nell’uomo e nelle sue capacità.

Gesù compie sul cieco gli stessi gesti che Dio fece al momento della creazione dell’uomo nel libro della Genesi. Un Dio che crea e ricrea.

“Dio ha fatto fuori di sé due grandi opere: la creazione e ciò che i santi hanno chiamato la redenzione” (padre Lataste).

“Era di sabato”. Un Dio che i farisei del testo non capiscono, sono incapsulati nell’idea del Dio dell’Antico Testamento. Un Dio legalista fatto di leggi e norme. Mentre Gesù ci racconta di un Dio che si manifesta proprio dentro situazioni che lo vedrebbero escluso a priori. Un Dio che non possiamo possedere. Un Dio che esce dai nostri canoni religiosi predefiniti, per scegliere sempre l’uomo e non il sabato.

Giovanni poi è bravo a raccontare i sentimenti dei vari personaggi: i genitori con la loro paura di essere cacciati, i conoscenti del cieco che non lo riconoscono più, è lui non è lui. I farisei che dissentono tra loro. Questi atteggiamenti sono un po’ anche tutti noi, fatti di paure, di bisogno di sicurezza, di sapere chi sono gli altri e persino Dio.

“Sono io” dice il cieco a chi non lo riconosce dopo la guarigione, chissà se lo conoscevano prima o lo vedevano solo per quel che era esteriormente: un cieco mendicante. Spesso vediamo gli altri, senza conoscerli. “Sono io” (Gv 18, 5) dirà Gesù al momento del suo arresto prima della passione. Comunione tra creatura e creatore.

“Vai a lavarti” oppure: “Alzati, prendi, cammina”, dice in un’altra guarigione. Verbi di movimento… la guarigione di Gesù mette in moto qualcosa in chi è guarito, una sorta di vocazione, collaborazione tra l’uomo e Dio.

Per finire l’incontro tra Gesù ed il cieco: “Gesù seppe che lo avevano cacciato fuori, incontratolo gli disse: Tu credi nel figlio dell’uomo?".

La domanda di senso che Gesù fa al cieco, avviene fuori dal circuito religioso del tempio. Avviene fuori. Lui va a cercare la persona ricreata che è fuori. In un dialogo a due l’uno si rivela all’altro, il creatore alla creatura.

“Tu credi?” "E' chi è?" risponde il cieco. “Tu lo hai visto” dice Gesù… "Io credo" rispose il cieco. Il cieco sapeva cosa Gesù aveva compiuto su di lui, ma non sapeva ancora chi fosse. Ora lo vede, lo riconosce, sa chi è.

Siamo chiamati a lasciarci incontrare da Gesù che ci ricrea, che ricrea in noi la primaria innocenza, perché dentro le nostre notti, possiamo forse vedere il manifestarsi delle “sue opere meravigliose di lui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce”, come recita un salmo.

Ecco perché la frase di Anne Lécu citata all’inizio può calzare a pennello in questa quarta domenica di quaresima, dove siamo invitati a lasciarci ricreare da Dio ed a riconoscerlo all’opera in noi ed intorno a noi.

suor Maria Silvia

Domenica di Betania

 

Riflessione di don Giuseppe Magnolini di Brescia

(proposto da suor Maria Silvia)

 

Dio continua ad essere Amore!

         Il coronavirus non è il castigo di Dio, l’ho già detto, lo dirò, lo ribadirò fino alla fine. Dio non è arrabbiato con noi, tanto meno sua madre, Maria di Nazaret. Dio non è terribilmente indignato ed allora adesso ci sta sterminando tutti con questa situazione. Le malattie, la sofferenza, la morte, non sono il dono impacchettato che Dio ci fa per le nostre mancanze. Togliamocelo dalla mente.

         Chi ragiona così, anche se è un prete, anche se è un religioso, anche se è una persona che va a messa, bestemmia e crede in un Dio che non è il Dio di Gesù. Il Dio di Gesù è il Dio della vita, della gioia, della serenità, della pace, dell’amore. Il Dio che ti abbraccia, non che ti punisce, il Dio che ti accarezza, non che ti flagella con il coronavirus o con altre cose. Il Dio che ti fa sentire il suo amore anche quando cadi, che non aspetta che tu cada per punirti, per flagellarti o sfracellarti, peggio ancora, contro il muro. No. Questo non è il nostro Dio, noi non crediamo in questo Dio e se qualcuno ce lo inculca ci invita a bestemmiare.

         Io sono convinto che Gesù Cristo, se sente quello che diciamo, sia davvero indignato, perché dice: io a questi qua non ho insegnato questo, io non ho trasmesso questo volto del Padre. Che Dio stanno seguendo?

         Quindi togliamoci dalla mente questo e togliamoci anche dalla mente che ci possa essere una bacchetta magica che ci aiuta a risolvere tutti i problemi. La preghiera non è la bacchetta magica, non è la stregoneria che fa allontanare i mali.

         E quando sento certe affermazioni… Noi dobbiamo pregare per chi è in prima linea, per chi sta soffrendo, per chi sta aiutando gli altri, certo, questo lo dobbiamo fare. Dobbiamo chiedere al Signore che il suo Spirito possa raggiungere la mente ed il cuore di chi, nonostante ci siano tutte queste norme, sta facendo l’esatto contrario, perché capisca che forse “aiutati che il ciel t’aiuta”.

         La preghiera è un entrare in contatto con Lui, è un sentirci abbracciati da Lui indipendentemente da tutto. La preghiera non è stregoneria, mi dispiace, anche se lo dicono alti vertici della Chiesa.

         No. La preghiera è qualcosa d’altro. Quindi io rifiuto una preghiera che sia stregoneria, rifiuto una preghiera che sia semplicemente un chiedere che adesso questo Dio ci risparmi perché vuol dire tutto sommato che sotto questa idea ci sta ancora l’idea del Dio vendicativo. Rifiuto anche l’idea che Dio ci abbia abbandonato, assolutamente… la più grande stupidata che possiamo dire.

         Dov’è Dio in questo momento? Sì è nelle nostre chiese, ma Dio è nella persona che ha bisogno di noi, che ha bisogno anche semplicemente di un pensiero rassicurante in questo momento, Dio è in chi sta soffrendo, è in chi sta soccorrendo gli altri. Dio è nelle nostre case, è accanto a noi, in ogni situazione, nei nostri bambini, nei nostri ragazzi, nei nostri adolescenti, nei nostri anziani, nella nostra comunità e continua a camminare in mezzo a noi, anche se non lo incontriamo tutti i giorni in chiesa, ma lo incontriamo nella vita. Dio è lì e continua a dirci: "Guarda che io ti amo, guarda che sei nelle mie mani" e continua a dirci: "Mi fai soffrire quando tu pensi che io sia il castigamatti di turno, mi fai soffrire. Io mi chiamo amore perché io mi chiamo papà"!