Gratuità della salvezza

Autore: Papa Francesco, a cura di Marco Bétemps
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Gratuità della salvezza

Giovedì, 19 dicembre 2019

(testo tratto dalla registrazione, non rivisto dall’Autore che, per altro, non è madrelingua italiana).

 

Il deserto fiorirà: Dio è capace di cambiare tutto, gratuitamente, perché questo fiorire sembra impossibile per il deserto fatto di sabbia secca. Custodiamo questa gratuità: il peccato è la voglia di redimere se stessi. La liturgia del giorno, in attesa del Natale, ci mette davanti a due deserti, cioè a due donne sterili: Elisabetta e la madre di Sansone.

Nel Vangelo la storia di Elisabetta fa poi pensare anche alla vicenda di Abramo e Sara. La sterilità è un deserto perché una donna sterile finisce lì, senza discendenza. Entrambe sono però donne di fede e si affidano al Signore. Ed il Signore fa fiorire il deserto. Ambedue le donne concepiscono e danno alla luce. “Padre è un miracolo questo?” No, è più di un miracolo: è la base, è proprio il fondamento della nostra fede; ambedue concepiscono perché Dio è capace di cambiare tutto, anche le leggi della natura; è capace di fare strada alla sua Parola. I doni di Dio sono gratuità. E questa vita di entrambe le donne è l’espressione della gratuità di Dio. Sia Giovanni Battista sia Sansone sono quindi gratuità di Dio, anzi sono il simbolo, diciamo così, della gratuità della nostra salvezza perché nessuno può salvare sé stesso. L’unico che salva è il Signore, l’unico capace di salvare l’uomo dalle sue miserie e brutalità, mentre se tu non ti affidi alla gratuità della salvezza del Signore non sarai salvo. Bisogna però avere fede, che è anch’essa un dono di Dio.

Apriamo il cuore alla gratuità. Nessuno di noi merita la salvezza, nessuno! “Ma io prego, faccio digiuno...”. Sì, questo ti farà bene, ma se non c’è questa gratuità all’inizio di tutto quello, non c’è possibilità. Siamo sterili. Tutti. Sterili per la vita della grazia, sterili per andare al cielo, sterili per concepire la santità. Soltanto, la gratuità e per questo noi non possiamo vantarci di essere giusti. “Padre, io sono cattolico, io sono cattolica, vado a Messa la domenica, appartengo a questa associazione, a questa, a questa, a questa...”.

“E dimmi: tu stai comprando la tua salvezza così? Tu credi che questo ti salverà?”.

Ti aiuterà a salvarti soltanto se tu credi nella gratuità del dono di Dio. Tutto è grazia. Per questo si è chiamati ad adorare il Signore ed a ringraziarlo per “tanta grazia”.

Entrambe queste donne, poi, hanno partorito bambini che saranno grandi nella storia: Sansone, grande lottatore e uomo forte, dopo aver salvato il popolo dai filistei, forse non ha curato la gratuità del dono ricevuto, ha fatto uno sbaglio, cadendo nelle mani di una donna che lo ha venduto ai filistei. Poi però si è ripreso. Tutti siamo peccatori ed il peccato è non custodire la gratuità. Ma, sono cosciente che il peccato è non custodire la gratuità? E quando io vado a confessarmi, cosa faccio? Dico i peccati come un pappagallo o li dico perché sento che ho rischiato il dono della gratuità per aver qualcosa di mio? Custodiamo la gratuità e pensiamo a Sansone: eletto, buono, che verso la fine della vita ha avuto una scivolata, poi si è ripreso. Ma noi possiamo, noi possiamo scivolare e crederci redentori di noi stessi. Il peccato è questo. Il peccato è la voglia di redimere noi stessi. In questi giorni prima del Natale lodiamo il Signore per la gratuità della salvezza, per la gratuità della vita, per tutto quello che ci dà gratis, perché tutto è grazia e contemporaneamente riflettiamo su come si custodisce questa gratuità, o se viene messa a rischio con i peccati.