Adorazione Gennaio 2023

 

 

Rettoria di San Grato vescovo a Malanghero, gennaio 2023

 

Spunti di meditazione tratti dagli scritti di Benedetto XVI

per l’adorazione eucaristica

 

Signore Gesù, mostraci il tuo volto sempre nuovo, misterioso specchio dell’infinita misericordia di Dio. Lascia che lo contempliamo con gli occhi della mente e del cuore. Volto del Figlio, irradiazione della gloria del Padre ed impronta della sua sostanza, volto umano di Dio entrato nella storia per svelare gli orizzonti dell’eternità, volto silenzioso di Gesù sofferente e risorto, che amato ed accolto cambia il cuore e la vita. Non nasconderci il tuo volto! Vogliamo attingere dai tuoi occhi, che ci guardano con tenerezza e compassione la forza di amore e di pace che ci indichi la strada della vita ed il coraggio di seguirti senza timori e compromessi, per diventare testimoni del tuo Vangelo, con gesti concreti di accoglienza, di amore e di perdono. Volto Santo di Cristo, rendici pellegrini di Dio in questo mondo, assetati d’infinito e pronti all’incontro dell’ultimo giorno, quando ti vedremo, Signore, faccia a faccia e potremo contemplarti in eterno nella gloria del Cielo. Amen!

 

La verità può solo essere trovata, ma non prodotta.

 

La bella vocazione del teologo (ma pure del cristiano) è parlare. Questa è la sua missione: nella loquacità del nostro tempo e di altri tempi, nell’inflazione delle parole, rendere presenti le parole essenziali. Nelle parole rendere presente la Parola, la Parola che viene da Dio, la Parola che è Dio. Ma come potremmo, essendo parte di questo mondo con tutte le sue parole, rendere presente la Parola nelle parole, se non mediante un processo di purificazione del nostro pensare, che soprattutto deve essere anche un processo di purificazione delle nostre parole? Come potremmo aprire il mondo e prima noi stessi, alla Parola senza entrare nel silenzio di Dio, dal quale procede la sua Parola? Per la purificazione delle nostre parole e quindi per la purificazione delle parole del mondo, abbiamo bisogno di quel silenzio che diventa contemplazione, che ci fa entrare nel silenzio di Dio e così arrivare al punto dove nasce la Parola, la Parola redentrice. Nella teologia Dio non è l’oggetto del quale parliamo. Questa è la nostra concezione normale. In realtà, Dio non è l’oggetto; Dio è il soggetto della teologia. Chi parla nella teologia, il soggetto parlante, dovrebbe essere Dio stesso. Ed il nostro parlare e pensare dovrebbe solo servire perché possa essere ascoltato, possa trovare spazio nel mondo, il parlare di Dio, la Parola di Dio. E così, di nuovo, ci troviamo invitati a questo cammino della rinuncia a parole nostre; a questo cammino della purificazione, perché le nostre parole siano solo strumento mediante il quale Dio possa parlare e così Dio sia realmente non oggetto, ma soggetto della teologia.

 

Sento un intimo bisogno di silenzio (nel primo discorso ai cardinali il giorno dopo l’elezione a papa).

 

Se nel vivere il cristianesimo Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto la fede ad una astrazione. E un’astrazione non ha bisogno di una Madre.

 

La pazienza è la forma quotidiana dell’amore.

 

Molti dimenticano che il concetto conciliare opposto a “conservatore” non è “progressista”, ma “missionario”.

 

La separazione tra Chiesa e Scrittura tende a svuotarle entrambe dall’interno. Infatti: una Chiesa senza più fondamento biblico credibile diventa un prodotto storico casuale, un’organizzazione accanto alle altre, una cornice organizzativa umana. Ma anche nella Bibbia senza la Chiesa non è più la Parola efficace di Dio, ma una raccolta di molteplici fonti storiche, una collezione di libri eterogenei dai quali si cerca di tirare fuori, alla luce dell’attualità, ciò che si ritiene utile. Un’esegesi che non viva e non legga più la Bibbia nel corpo vivente della Chiesa diventa archeologia: i morti seppelliscono i loro morti. In ogni caso, in questo modo l’ultima parola sulla Parola di Dio in quanto Parola di Dio non spetta più ai legittimi pastori, al Magistero, ma all’esperto, al professore, con i loro studi sempre provvisori e mutevoli.

 

Vorrei fare capire a tutti che è bello essere cristiani! L’idea genericamente diffusa è che i cristiani debbano osservare una serie di comandamenti, divieti, principi e simili e che quindi il cristianesimo sia qualcosa di oppressivo da vivere. Io invece vorrei mettere in chiaro che essere sostenuti da un grande Amore e da una rivelazione non è un fardello, ma sono ali e che è bello essere cristiani.

 

La verità è garanzia di libertà.

 

La liturgia non è uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese “simpatiche”, di trovate “accattivanti”, ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l’attualità ed il suo effimero, ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere “fatta” da tutta la comunità, per essere davvero sua. E’ una visione che ha condotto a misurarne il “successo” in termini di efficacia spettacolare, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il proprium liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade Qualcosa che noi tutti insieme non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi: ciò che vi si manifesta è l’assolutamente Altro che, attraverso la comunità giunge sino a noi.

 

L’adorazione eucaristica non è un lusso, ma una priorità.

 

La regola di fede, oggi come ieri, non è costituita dalle scoperte (vere o ipotetiche che siano) sulle fonti e sugli strati biblici, ma dalla Bibbia come sta, come è stata letta nella Chiesa, dai Padri ad oggi. E’ la fedeltà a questa lettura della Bibbia che ci ha dato i santi, spesso illetterati e comunque spesso inesperti di complessità esegetiche. Eppure, sono loro quelli che meglio l’hanno capita e vissuta.

 

Dio si schiera dalla parte dei poveri e degli ultimi.

 

Tutto il discorso sulla fede è organizzato attorno a quattro elementi fondamentali: il credo, il Padre nostro, i dieci comandamenti, i sacramenti. E’ questa la base della vita del cristiano, è questa la sintesi dell’insegnamento della Chiesa basato su Scrittura e Tradizione. Il cristiano trova qui ciò che deve credere (il credo), sperare (il Padre Nostro), fare (i dieci comandamenti) e lo spazio vitale in cui tutto questo deve compiersi (i sacramenti).

 

L’amore è sempre un mistero.